FIANO DI AVELLINO DOCG 2006
GUIDO MARSELLA SUMMONTE
Vini di territorio, di “terroir”, vini dell’anima……dell’uomo.
E’ della provincia di Avellino, dell’Irpinia, che vi voglio parlare oggi, perché ve la descriverò diversa da come alcuni di voi la immaginano.
Partiamo dal clima, che in Irpinia è a dir poco “fresco”, in ragione dell’altitudine, con nevicate abbondanti in inverno e, d’estate, soprattutto nel periodo della maturazione dell’uva, importanti escursioni termiche giorno/notte, a proteggere l’acidità delle uve, sviluppando il loro intenso patrimonio aromatico.
Il suolo/sottosuolo, ricco di minerali di varia origine (vulcanica nelle polveri depositate dalle eruzioni del Vesuvio, marina nel gesso/calcare/tufo), che regalano eleganza e sapidità, note sulfuree (qui c’erano miniere di zolfo) e, con l’affinamento, anche di idrocarburi.
Dite la verità, siamo molto distanti da “sole e mare”!!!!!!!!!
Riguardo ai vitigni, Fiano, Greco e Coda di Volpe costituiscono un tridente che conferma nel vino bianco la reale vocazione irpina, l’avreste mai detto?
Il Taurasi, da uve aglianico, è ormai da tempo uno dei più grandi rossi italiani.
Perché questa introduzione così didattica è presto detto. Il dubbio che il mio argomentare di vini campani, che alcuni di voi mi rimproverano nella frequenza, parta da presupposti che non sono così scontati e che qui ho voluto richiamare.
Il termine Fiano deriva, secondo alcuni (Columella e Plinio il Vecchio), da Vitis Apiane perché le sue uve, quando sono mature, sono molto gradite alle api. Più credibile la tesi di Murolo (1984), secondo il quale deriva invece da Apia, nel Peloponneso, dalla quale partirono i coloni che portarono in Campania tali uve, dette così Viti Apiane.
Ha la buccia spessa, che gli dona resistenza alla Botritis, consentendo vendemmie ritardate. Matura in genere all’inizio di ottobre.
Considerato uno dei più nobili vitigni a bacca bianca della penisola, la tipicità aromatica è rappresentata da sentori di nocciola e miele, sostenuti da una vibrante acidità che lo rende molto longevo.
Summonte, grazioso paese irpino a circa 700 mslm, è il “regno” di squisite castagne ma anche di vigneron come Guido Marsella e Ciro Picariello, considerati tra i migliori interpreti del Fiano, ma, come ho più volte scritto, l’amico Guido è stato il primo a praticare una lunga sosta sulle fecce fini dopo la fermentazione alcolica, ora pari a circa due anni, seguita poi da una sosta in vetro che ne determina l’uscita in vendita a circa tre anni dalla vendemmia. Nessuna paura, il tempo è “amico” di questo vitigno, se con basse rese in vigna e correttamente vinificato in cantina.
E’ un tappo in perfette condizioni quello che estraggo con facilità dopo aver inciso la capsula, bagnato solo a contatto con il vino e odoroso di cenere e mallo di noce secco.
La meraviglia inizia mentre verso il vino nel bevante, in primis per una luminosità cromatica senza eguali nelle note oro verde, con peso importante, espresso in un film cremoso, incollato alle pareti, che, dopo parecchi secondi, più che spezzarsi in archetti, cola con lacrime grassissime.
A bicchiere fermo il naso è interamente mielato e nocciolato.
Prime rotazioni per uno scrigno olfattivo che, socchiuso, libera le seguenti famiglie di aromi: minerale, floreale, fruttato, speziato.
Ulteriori rotazioni per un ventaglio olfattivo che, senza alcuna timidezza, si apre a floreale evoluto nelle note di ginestra e zagara appassite, zest agrumato e leggermente candito, di cedro, di pompelmo giallo, chips di mela Golden, frutta secca, nocciola su tutto, timo e salvia in appassimento, miele d’arancio, spezie come curcuma e curry, pigna secca, il tutto avvolto in un “guscio” minerale finissimo, di salsedine, alghe, sale alle erbe.
Se qualcuno ha dimenticato che siamo a circa 12 anni dalla vendemmia glielo ricordo io dicendo che questo è l’ennesimo Fiano “monumentale” di un piccolo (nel numero di bottiglie) ma grandissimo vigneron irpino.
In bocca il vino entra secco, caldo, ma ciò che lascia senza parole è la grassa, quasi untuosa, morbidezza ed un equilibrio che, incredibilmente, è ancora un pizzico sbilanciato su durezze, che costruiscono su una freschezza (acidità) evoluta ma ancora generosa di una fluida salivazione, su una sapidità a metà tra il “marino” ed il “nordico”, il proprio garbatissimo dominio. Cosa intendo dire? Semplicemente che questo spettacolare Fiano non è all’arrivo o peggio in discesa, ha invece ancora almeno 2-3 anni di vita degna di questo nome.
Altro sorso ed altra vera emozione, con il vino che si muove tra lingua, gengive e palato come un vero “padrone”, raccontando, prima e dopo la deglutizione, di mineralità rocciosa e marina, di sarde in tortiera, di frutta secca, nocciola e mandorla su tutto, di castagne affumicate, di cenere, di scorze di agrumi gialli candite, di torta di mele, di miele amaro, di riso al curry. Non trovo parole adeguate per definire la gustosissima saporosità di questo figlio di Summonte.
Grandissimo Guido!!!!!!!!!!
Non cercate questo millesimo, non lo trovereste mai, ma memorizzate il nome di questo vigneron, ricordando che, se avrete la fortuna di intercettare alcune delle bottiglie che vanno in vendita (la parte preponderante è prenotata da alcuni dei migliori ristoranti stellati del nostro paese), dovete armarvi di molta pazienza, di altrettanto coraggio e forse di un pizzico di follia per aspettare, come il sottoscritto, che il tempo faccia il suo lavoro.
Food pairing? Why not?
- antipasti – ostriche, carpacci nobili di pescato affumicati (tonno, spada, salmone selvaggio), capesante gratinate, canestrelli/cappelunghe grigliate, insalate di porcini o di ovoli;
- primi piatti – linguine allo scoglio, spaghetti con i ricci di mare o con la bottarga, paccheri con ragout bianco di coniglio e porcini, riso Carnaroli con radicchio di Treviso Tardivo IGP oppure con porcini o tartufi;
- secondi piatti – pesce azzurro in tortiera, rombo oppure volpina al forno con castraure e patate, trancio di ricciola alla griglia, pollo con i peperoni, coniglio con capperi e olive.
Mentre mi dilettavo con il food pairing, il bicchiere vuoto preparava ed offriva un’anima di tabacco dolce da pipa, nocciola tostata, scorza di limone candita, miele d’arancio.