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//Conegliano Valdobbiadene Superiore DOCG Cuvee del Fondatore 2016 Graziano Merotto

Conegliano Valdobbiadene Superiore DOCG Cuvee del Fondatore 2016 Graziano Merotto

CONEGLIANO VALDOBBIADENE SUPERIORE DOCG
CUVEE DEL FONDATORE RIVE DI COL SAN MARTINO 2016
GRAZIANO MEROTTO

Vini di territorio, di “terroir”, vini dell’anima……dell’uomo.


Vino Conegliano Valdobbiadene Superiore DOCG Cuvee del Fondatore 2016 Graziano Merotto

Vino Conegliano Valdobbiadene Superiore DOCG Cuvee del Fondatore 2016 Graziano Merotto

Fino ad alcuni anni fa ritenevo che non ci fosse più molto da scoprire in merito al vitigno Glera e, sinceramente, me ne ero totalmente allontanato, anche perché inorridito dalla prevalenza della tipologia extra dry, i cui zuccheri residui a mio avviso alterano sensibilmente il suo delicato patrimonio olfattivo, rendendolo improponibile in rapporto al food.

Conoscere Maurizio Favrel (Malibràn), spumantista ed interprete di rara eleganza mi ha riavvicinato al vitigno con una certa curiosità.

Il vino che oggi recensisco ha una storia di soli successi, pluripremiato dalle più importanti guide di settore e “creatura” di Graziano Merotto, personaggio di spessore, che non ha certo bisogno di presentazioni.

Glera in purezza, proveniente dalle Rive di Col San Martino, da un singolo vigneto (particella 86) di circa 1,5 ha a Farra di Soligo, a 230 mslm, è sottoposta a macerazione pellicolare, spremitura soffice, sosta in autoclave per 50 gg, successivi 4 mesi di sosta sui lieviti e dosata a soli 7 g/l di zuccheri (se fosse un Metodo Classico sarebbe appena oltre la soglia extra brut).

La bottiglia si presenta di indiscutibile ricercatezza e, incisa la capsula, con “sospiro di donna” estraggo un “fungo” in perfette condizioni, che odora di scorze di agrume candite e frutta secca.

In un bevante giustamente allungato verso un vino con vivaci riflessi verdi di clorofilla, che produce una mousse densa, compatta, pannosa ed uniforme e, dipanato il velo di condensa, posso apprezzare una effervescenza che, come una palla di vetro “nevosa” rovesciata, si esprime con bollicine finissime, numerose, persistenti.

Lasciata esaurire l’esuberanza della carbonica avvicino il naso per sbuffi finissimi di mela limoncella, lievito e zucchero bruciato.

Maggiore attenzione mi consente di cogliere un floreale primario di biancospino e giglio, secondari fruttati con polpa agrumata di cedro e mandarino, mela limoncella e golden, pera William in maturazione, a chiudere con sentori che richiamano il miele di castagno, la creme brulee, la caramella d’orzo, il pandoro e finissimo zucchero a velo. Commovente finezza, chapeau.

Al gusto il primo sorso conferma ciò che intuivo dal minutissimo calibro delle bollicine, con un effetto tattile che solletica lingua, gengive e palato, stimolando buona ma non eccessiva salivazione, con una sapidità intrigante che, dai bordi laterali della lingua, racconta di alici fresche, acqua di mare, telline frantumate. L’equilibrio è didattico, perché le durezze appena descritte trovano gustosa compensazione nella misurata sensazione pseudo calorica (11,5°) e nella setosa morbidezza che, quasi cremosa, fa pensare ad un gelato fior di latte.

Altro sorso a cercare, per la quiete degli amici sommelier, le coerenze con quanto anticipato al naso: polpa di cedro e limone di Sorrento, chips di mela e pera, pandoro, zucchero filato, a chiudere con buona persistenza nei sentori “bruciati” di miele amaro, creme caramel, caramella d’orzoConegliano Valdobbiadene Superiore DOCG di gustosissima raffinatezza ad immagine e somiglianza di chi lo ha prodotto.

Abbinamenti? Certo che si:

  •  antipasti – carpaccio di spigola o spada con leggerissima affumicatura, scampi crudi, schille fritte e polenta bianca, alici marinate, fiori di zucca e/o foglie di salvia pastellati e fritti;
  • primi piatti – Vialone nano con primizie primaverili, in particolare zucchine ed asparagi bianchi, Carnaroli con scampi, risi alla “sbirraglia”;
  • secondi piatti – sogliole fritte se piccole oppure, se più grandi, alla mugnaia, piccoli crostacei fritti, carni bianche scaloppate e fritte nel burro.

Bicchiere vuoto con anima di rara finezza, nei cenni di tabacco dolce da pipa, nelle nocciole, nei pinoli tostati.

APRI IMMAGINE: Vino Cuvee del Fondatore 2016 Graziano Merotto
2018-07-23T08:04:34+00:00

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